Al Festival del Fundraising abbiamo parlato di voi. Che poi siamo noi. Non è che improvvisamente io parli di me al plurale. Semplicemente, non ci stancheremo mai di dirlo, Noi di Vidas siamo tutti noi che abbiamo in ogni modo “sposato” (sarà un lapsus freudiano visto il mio precedente post?) la mission Vidas e ce ne facciamo portatori in quanto operatori, volontari, donatori, amici dell’Associazione. Insieme.
La nostra sessione al festival trattava il tema di come comunicare una mission difficile. Ad un occhio esterno il nostro lavoro può sembrare tale, pesante come un incudine, mentre chi conosce l’Associazione sa che, nonostante la delicatezza del nostro operato, lo scopo è sempre quello di accogliere chi a Vidas si rivolge con un caldo abbraccio. Si capisce facilmente che un concetto chiave per noi sia sempre stato avere cura. Non soltanto del malato terminale: avere cura ha un’importanza fondamentale anche nella relazione che abbiamo sempre cercato di mantenere con donatori e sostenitori. Voi/noi, nuovamente.
Al Festival abbiamo dunque raccontato di come siamo sempre stati “Noi di Vidas”, anche prima che nascessero il blog e i social network: un (sempre più numeroso) gruppo di persone, unito da un ideale.
“Prima i valori e poi le opere“ ci ha insegnato la nostra Fondatrice. E così, con i nostri valori ben stampati in testa e la nostra comunità – creata prima di tutto sul campo e poi “trasportata” online – intorno continuiamo a operare per far sì che si realizzi la nostra utopia ragionevole: restituire dignità al malato, perché sia vita fino all’ultimo istante.
Ps: alla sessione di giovedì mattina dedicata al neuromarketing Francesco Quistelli, il relatore, ci ha fatto scrivere su un pezzo di carta perché avevamo scelto questo lavoro. Ci siamo poi scambiati le nostre motivazioni e quella che ho ricevuto voglio riportarla perché – per un segno del destino o per semplice casualità – sembra proprio scritta da me:
Perché sono un’umanista nonostante il tempo in cui vivo.
Perché ho avuto l’opportunità di capire che ho delle responsabilità.
Perché mi diverte davvero.