Sono più di due anni che Luisa è entrata a far parte della grande famiglia di Vidas come volontaria. Giunta alla pensione ha trovato voglia ed energia per dedicarsi agli altri con amore e passione e insieme ad altri volontari ha dato vita quello che si è ormai consolidato come un rito dell’hospice: l’aperitivo del mercoledì. Con entusiasmo hanno raccolto il suggerimento di due pazienti speciali: Paloma, una signora vulcanica e sempre sorridente e Carlo, juventino sfegatato con ancora voglia di divertirsi come faceva con l’adorata moglie.
Tutti i mercoledì, verso le 11.30, si preparano stuzzichini, si apre il ginger offrendo, a chi lo desidera, un momento di svago e leggerezza. Come dice Luisa «è l’occasione per recuperare il tempo, per gustare dei sapori a volte dimenticati per festeggiare ricorrenze». Ricorrenze e ricordi come quello di Giorgio, un vecchietto ancora pieno di vita e di curiosità, che aderiva con entusiasmo ad ogni proposta: giocava a carte, curava il nostro orticello, gradiva l’aperitivo…
Così ricorda Luisa:
Una domenica arrivo in hospice e lo trovo nel letto morente, sullo scrittoio troneggia un grande sacchetto di patatine. La figlia mi spiega che il padre, prima di aggravarsi le aveva chiesto di comprare patatine e ginger perché il successivo mercoledì l’aperitivo voleva offrirlo lui.
Il mercoledì Giorgio non era più in hospice, ma con il suo ginger e le sue patatine l’aperitivo l’ha offerto ugualmente lui, come desiderava.
Giorgio e gli altri malati, con la loro adesione entusiastica, mi hanno fatto capire come una cosa piccola e apparentemente frivola, possa invece avere contenuti importanti.
L’aperitivo ha un valore collettivo (difficilmente uno prende un aperitivo da solo, almeno bisogna essere in due). Noi in hospice l’abbiamo denominato “APERITIVO PER TUTTI” , è un piccolo intervallo di relax e di cose buone che tutti insieme (malati, parenti, operatori, volontari) ci concediamo nella fatica quotidiana (che ciascuno fa per la sua parte) di reggere, affiancare, curare e alleviare la sofferenza della malattia.
È anche un momento, per alcuni malati, di recupero di sapori ormai desueti da tempo. Mi ricordo Sergio che si mangia ingordamente tre fettine di salame e dice: “sarà un anno che non lo assaggio”. Sapori legati anche a momenti sereni, di festa.
È anche un momento di recupero del tempo e delle ricorrenze, dei quali quando si è malati e lontani dal proprio ambiente, è più facile perdere consapevolezza. Per esempio la settimana di Pasqua si aggiunge una ciotola di ovetti, in primavera una ciotola di fragole o di rapanelli del nostro orto e così via.
Insomma il nostro aperitivo è piacevole e utile.