La nostra mente è predisposta a livello inconscio a voler tutto e subito, ed anche a gratis. In poche parole tutti noi tendiamo a ricercare il paradiso perduto: quello del grembo materno dove il feto non deve fare nessuna fatica né per respirare, né per alimentarsi e tutti i rumori sono attenuati dalla placenta, e la temperatura e costante.
Ma il bambino prima, l’adolescente dopo e anche l’adulto dovranno sempre fare i conti con la realtà e i suoi limiti. Lo svezzamento, l’educazione e la scolarizzazione sono tutti esercizi che la mente deve attraversare per allenarsi alla frustrazione, alla fatica e tolleranza, quello che viene tecnicamente definita “Capacità negativa”, cioè la capacità della tolleranza e della mediazione. Però il bambino che c’è sempre nella persona adulta spinge invece a ritagliare, quando la ragione viene meno, un mondo fantastico dove non ci sono né limiti né vincoli e tende a ricercare il piacere, anzi il godimento.
Per queste ragioni noi istintivamente funzioniamo come quanto detto sopra, dove la mente tende ad ingannare la percezione della realtà quando ad esempio non vogliamo accettare il limite che ci impone il nostro corpo quando invecchia e quando si ammala. Anche la percezione del tempo che passa dipende dalla quantità di cose facciamo, cercando sempre di dilatarlo a nostro uso e consumo.
Quando siamo ammalati però il fattore temporale non viene più scandito dalle ore o dalle stagioni, ma dagli intervalli tra una terapia e l’altra e/o tra il responso di un esame e l’altro. Quindi alla fine la mente deve fare i conti con il tempo, fattore che ha sempre cercato di gestire a suo piacimento.
Questa premessa è per introdurvi a degli argomenti che vorrei trattare con voi prossimamente, sperando nel vostro interesse. A presto.