Da qualche tempo ho scovato due capelli bianchi. Sarà forse anche colpa loro o saranno le molte responsabilità cui il ruolo di direttore sanitario mi ha posto di fronte. Di certo sarà che quando, quasi vent’anni fa, mi sono innamorata delle cure palliative, avevo molte più risposte e ora ho molte più domande. Sta di fatto che da un po’ dico che ho bisogno di riavvicinarmi alla filosofia. Lo dico anche ai miei figli: “Sbrigatevi a crescere che la mamma deve iscriversi a Filosofia”. Loro mi guardano perplessi, persi tra il neolitico e il teorema di Pitagora.
Ed ecco che scopro che Umberto Veronesi, il medico, e Giovanni Reale, il filosofo, si sono messi a ragionare e dissertare insieme sulla “Responsabilità della vita”, un libro in uscita oggi.
Ne parla Armando Torno sul Corriere e lascia intuire, in quest’epoca decadente e bistrattata, una rinnovata consapevolezza che serva una medicina degli uomini e per gli uomini (laddove il medico è chiamato a “comporre dissonanze”, talvolta più che a curare la malattia) e il germe di una dialettica nuova che porterà – ne sono certa – all’incontro di culture apparentemente inconciliabili, nell’interesse precipuo dell’uomo nella sua interezza.
Stasera porterò ai miei figli l’articolo apparso sul Corriere della Sera, anche se non sono sicura che basterà a far cambiare loro idea circa il fatto di avere una mamma un po’ “fuori” che, adesso che non deve più andare a scuola, ha voglia di ricominciare a studiare!