Comprendere la condizione e i bisogni di una persona malata non significa solo guardare esami e diagnosi. A volte, serve uno strumento in grado di valutare quanto il o la paziente riesca a gestire le attività quotidiane, quanta autonomia abbia, quanta assistenza sia necessaria. L’indice di Karnofsky serve proprio a questo.
L’indice di Karnofsky è una scala percentuale che va da 100 a 0. Più il punteggio è alto, maggiore è l’autonomia della persona; più è basso, maggiore è il bisogno di supporto. Questo tipo di valutazione è molto utile per decidere insieme il percorso di cura più adatto: dai trattamenti oncologici alle cure palliative.
Nei prossimi paragrafi scopriremo cos’è l’indice di Karnofsky, come si calcola e perché può fare la differenza quanto si tratta di essere al fianco di chi ha bisogno.
Indice
Cos’è l’indice di Karnofsky? E perché se ne parla quando si ha a che fare con percorsi oncologici o cure palliative? L’indice di Karnofsky è una scala di valutazione formalmente pubblicata nel 1949 dal Dr. David Karnofsky, un oncologo statunitense, con l’obiettivo di descrivere in modo semplice e standardizzato il grado di autosufficienza delle persone affette da tumore.
Lo scopo principale dell’indice di Karnofsky è misurare quanto una persona sia in grado di svolgere le attività quotidiane, come mangiare, camminare, vestirsi e comunicare, senza o con il supporto di altri. Questa valutazione permette di capire meglio la prognosi e quali bisogni assistenziali siano presenti o necessari, orientando quindi scelte terapeutiche e definendo le cure palliative necessarie. In sintesi, lo strumento, sin dalla sua creazione, offre un modo concreto per descrivere le condizioni generali di ogni paziente e capire come sta realmente, oltre i dati clinici.
Alla base dell’indice di Karnofsky c’è una logica chiara e precisa: si parte da un valore massimo del 100%, che corrisponde a una persona pienamente autonoma, per arrivare gradualmente allo 0%, che indica il decesso. I punteggi scendono a intervalli di 10, e ciascuna soglia rappresenta un diverso livello di autonomia e di bisogno assistenziale.
Questa scala, che racconta come la persona viva, quanto riesca a fare da sola e dove, invece, serva intervenire, non è uno strumento rigido, ma una guida utile per chi si prende cura (ad esempio, il o la caregiver) o per chi, come VIDAS, si impegna ogni giorno a garantire percorsi di assistenza su misura.
Ecco una sintesi dei punteggi principali e di cosa indicano:
Ad esempio, un o una paziente con punteggio 60 è ancora parzialmente indipendente, ma può avere bisogno di aiuto per attività come lavarsi, cucinare o uscire. Con un punteggio 40, invece, l’autonomia è molto ridotta: la persona può alzarsi dal letto, ma solo con l’aiuto di qualcun altro. Questo tipo di valutazione permette di adattare l’assistenza in base alla reale condizione di chi si ha di fronte, offrendo un supporto proporzionato e rispettoso dei bisogni.
Nei percorsi oncologici, l’indice di Karnofsky è uno strumento molto importante per orientare le scelte cliniche. Viene utilizzato in questo ambito, ad esempio, per valutare se una persona è in condizioni fisiche sufficienti per affrontare trattamenti intensivi, come la chemioterapia o la radioterapia. Alcuni farmaci, infatti, possono risultare troppo pesanti per chi ha un livello di autonomia ridotto, e in questi casi l’indice aiuta a evitare interventi sproporzionati rispetto allo stato di salute generale.
La scala può anche avere un valore prognostico. Esiste infatti una correlazione tra il punteggio e la sopravvivenza residua della persona: più basso è il valore, maggiore è la probabilità che la malattia sia in fase avanzata. Per questo, la ricerca e la pratica clinica parlano spesso di Karnofsky e sopravvivenza come elementi utili per stimare l’andamento della malattia e avviare, quando necessario, un percorso di cure palliative.
L’importanza dell’indice di Karnofsky è stata riconosciuta anche in ambito giuridico. Con la sentenza n. 25569 del 2008, la Corte di Cassazione ha stabilito che l’indice di Karnofsky può essere utilizzato anche per il riconoscimento dell’indennità di accompagnamento, ad esempio nei casi di malattia professionale valutati dall’INAIL. Un’ulteriore conferma del valore concreto e trasversale di questo strumento.
L’indice di Karnofsky svolge un ruolo importante anche nell’ambito delle cure palliative, poiché viene utilizzato per monitorare il progressivo peggioramento della condizione funzionale della persona e per orientare il momento più opportuno per attivare un’assistenza domiciliare o valutare l’ingresso in hospice.
Va ricordato, però, che l’indice di Karnofsky nelle cure palliative non è l’unico parametro preso in considerazione. Fa parte di un’osservazione più ampia, multidisciplinare, che include anche aspetti psicologici, sociali e clinici. La qualità della vita non si misura soltanto in termini di autosufficienza, ma in base a un insieme di fattori che parlano della persona nel suo complesso.
In VIDAS, l’indice di Karnofsky è uno dei parametri che consideriamo durante la valutazione multidimensionale del paziente, insieme ad altri aspetti clinici, psicologici e sociali. L’obiettivo, infatti, non è solo determinare se una persona è eleggibile per le cure palliative, ma garantire la miglior qualità di vita possibile, qualunque sia il punteggio di partenza.
L’équipe multidisciplinare di VIDAS, formata da medici palliativisti, infermieri, psicologi, fisioterapisti e assistenti sociali, costruisce per ogni persona un piano di assistenza personalizzato, pensato per rispondere in modo concreto ai bisogni reali, suoi e della sua famiglia. Un impegno che si traduce in presenza quotidiana, sia a domicilio che presso Casa VIDAS e Casa Sollievo Bimbi, gli hospice per adulti e minori attivi a Milano.
Rispondere alla domanda “Come si calcola l’indice di Karnofsky?” significa, prima di tutto, chiarire che non si tratta di una formula matematica, ma di una valutazione clinica. Il punteggio viene attribuito da personale sanitario qualificato attraverso l’osservazione diretta della persona e un colloquio approfondito, a volte anche con familiari o caregiver.
Gli elementi presi in considerazione legati alla quotidianità: la capacità di alimentarsi, di vestirsi, di alzarsi dal letto e camminare, di comunicare e interagire con l’ambiente. Si osserva anche quanto la persona riesca a svolgere attività senza aiuto, e quanta energia riesca a conservare durante la giornata.
In ambito ospedaliero o nei servizi di assistenza specialistica, esistono apposite schede di valutazione che aiutano l’équipe a standardizzare l’osservazione, rendendola quanto più possibile oggettiva e condivisibile. Ma resta fondamentale il giudizio clinico complessivo, frutto di esperienza e attenzione alla singola persona.
Può l’indice di Karnofsky influire sul riconoscimento di agevolazioni o tutele? La risposta è sì, in particolare nei casi di malattia oncologica di origine professionale. L’indice di Karnofsky, infatti, può essere un elemento rilevante nella valutazione dell’idoneità a ricevere prestazioni assistenziali, come l’indennità di accompagnamento.
Secondo quanto previsto dal Decreto Legislativo 38/2000, che disciplina le prestazioni assicurative in caso di infortuni e malattie professionali, la condizione funzionale della persona viene presa in esame dalle commissioni mediche per determinare il livello di inabilità e il bisogno di assistenza continua. In questo contesto, l’indice di Karnofsky è uno degli indicatori che possono comparire nei fascicoli clinici allegati alla documentazione sanitaria presentata alla commissione.
Il valore assegnato non è vincolante, ma può rafforzare la valutazione complessiva, soprattutto quando testimonia un grave livello di dipendenza nelle attività quotidiane. È un esempio concreto di come uno strumento nato in ambito clinico possa avere anche un impatto sociale e giuridico, contribuendo a garantire diritti e tutele a chi si trova in condizioni di fragilità.
L’indice di Karnofsky aiuta a valutare lo stato funzionale di una persona, offrendo un’indicazione importante sul livello di autonomia e sui bisogni assistenziali, ma per VIDAS ogni persona è molto più di un numero. Il punteggio, assegnato da personale sanitario qualificato attraverso l’osservazione diretta e il dialogo con la persona e, quando necessario, con chi le è accanto, è solo il punto di partenza.
VIDAS nasce con una missione chiara: garantire cura, dignità e sollievo alle persone con malattie inguaribili. Ogni giorno, un’équipe multidisciplinare composta da professionisti della salute e volontari si prende cura di chi affronta la fase più delicata della vita. Lo fa osservando, ascoltando, costruendo insieme un percorso che rispecchi davvero i bisogni, le priorità, i desideri. L’assistenza offerta è gratuita, personalizzata e va ben oltre le cure mediche: abbraccia la persona nella sua interezza. Perché per VIDAS, curare significa prendersi cura. Con competenza, attenzione e rispetto.
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