Le cure palliative sono l’insieme dei trattamenti rivolti ai malati inguaribili al fine di migliorare la loro qualità della vita, riducendo il livello di sofferenza e dolore. Diversamente dalle altre branche della medicina, la medicina palliativa non è finalizzata a combattere la malattia: la Società Italiana di Cure Palliative (SICP) la definisce una disciplina che “cura anche quando non si può guarire”. In quest’ambito si inserisce anche la terapia del dolore, che è l’insieme di terapie farmacologiche finalizzate alla soppressione ed al controllo del dolore.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce le cure palliative:
“un approccio che migliora la qualità della vita dei malati e delle loro famiglie che si trovano ad affrontare le problematiche associate a malattie inguaribili, attraverso la prevenzione e il sollievo della sofferenza per mezzo di una identificazione precoce e di un ottimale trattamento del dolore e delle altre problematiche di natura fisica, psicofisica e spirituale.”
Più recentemente, l’International Association for Hospice & Palliative Care (IAHPC) ha definito le cure palliative come:
“la cura olistica attiva della persona di ogni età con sofferenza grave correlata alla sua salute a causa di una malattia grave, soprattutto in prossimità del fine vita. Obiettivo delle cure palliative è il miglioramento della qualità della vita del paziente, della famiglia e del care giver”.
Secondo questo approccio, la sofferenza è correlata alla salute se associata a una malattia o a un trauma di qualsiasi tipo e si definisce “grave” quando compromette l’equilibrio fisico, sociale, spirituale ed emozionale e non può essere alleviata senza l’intervento medico. Invece la malattia grave è una condizione che comporta elevato rischio di mortalità, che impatta negativamente con la qualità di vita e sulle attività quotidiane e/o è gravoso per i caregiver in termini di sintomi, trattamenti e stress.
Il termine “palliativo” deriva dal latino “pallium” che significa “mantello, protezione” ed è stato introdotto in Inghilterra negli anni ‘60 per identificare la cura globale e multidisciplinare di pazienti affetti da malattie croniche e degenerative, per i quali un percorso di guarigione non è più possibile. Il percorso di cure include interventi terapeutici, diagnostici e assistenziali destinati a rispondere a bisogni fisici, psicologici e spirituali del malato e della sua famiglia, nell’ottica di un approccio globale e attivo in cui il paziente è al centro del piano di assistenza.
Il riferimento normativo che sancisce il diritto all’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore è la legge 38/2010, una legge fortemente innovativa che per la prima volta introduce delle linee guida nell’accesso ai medicinali usati per la terapia del dolore e conferma il diritto a ricevere assistenza e cure finalizzate al miglioramento della qualità di vita, nel rispetto della dignità e dell’autonomia della persona malata.
Il controllo del dolore e degli altri sintomi è fondamentale per garantire al malato la massima qualità di vita nel tempo che resta e accompagnarlo verso una morte dignitosa. A tale scopo vengono utilizzati sia metodi farmacologici sia attività di supporto psichico, sociale e spirituale, tutte volte a ridurre la sofferenza del paziente e del suo nucleo familiare.
La terapia del dolore è il trattamento farmacologico di qualunque forma di dolore cronico, refrattario e difficile da controllare e correlata a malattia oncologica o non oncologica. Le cure palliative e la terapia del dolore sono due concetti molto diversi, seppure tendano erroneamente ad essere assimilati; proprio per specificare la differenza tra cure palliative e terapia del dolore la legge 38/2010 ha delineato una netta differenziazione tra i due termini definendo le cure palliative come l’insieme degli interventi terapeutici, diagnostici ed assistenziali finalizzati alla cura attiva e totale dei pazienti, mentre la terapia del dolore è intesa come l’insieme degli interventi diagnostici e terapeutici volti alla sospensione e al controllo del dolore.
La scelta dei farmaci impiegati nel trattamento del dolore dipende dall’intensità e dalla durata del dolore e includono oppiodi, farmaci cannabinoidi e altre tipologie di medicinali analgesici.
I farmaci oppioidi sono utilizzati nel controllo del dolore di intensità da moderata a grave. Questi farmaci operano a diversi livelli nel sistema nervoso centrale, mimando e potenziando l’effetto analgesico degli oppioidi endogeni già presenti nel nostro organismo, veri e propri anestetici naturali che aumentano la tolleranza al dolore.
La morfina è uno degli analgesici oppioidi più utilizzati nella terapia del dolore, insieme a codeina, fentanyl, tramadolo, tapentadolo, ossimorfone, idromorfone e buprenorfina. Si tratta infatti di un potente narcotico che ostacola la percezione del dolore, ma è anche molto utile nel controllo delle difficoltà respiratorie e della tosse intensa nei malati cronici.
Per quanto l’uso della morfina e degli altri oppiodi sia ampiamente condiviso dalla comunità scientifica internazionale, in Italia esistono ancora delle resistenze all’utilizzo di questi farmaci, legate al rischio di dipendenza o al timore di abuso, conseguenze che però possono essere tenute sotto controllo ricorrendo a prescrizione appropriate alle esigenze del paziente.
Gli effetti terapeutici della Cannabis sono noti all’uomo da millenni, tanto che è stata per molti secoli una rinomata pianta medicinale. Negli ultimi anni sono aumentate le ricerche in merito alle sue proprietà farmacologiche, in particolare è emerso che i farmaci cannabinoidi sono efficaci nella terapia del dolore, grazie alla presenza di numerose sostanze attive dagli effetti antinfiammatori e analgesici. In particolare, al THC si attribuiscono proprietà antidolorifiche, che lo rendono un’alternativa valida quando il trattamento con oppioidi, cortisonici o antinfiammatori non risulta efficace.
L’uso della Cannabis terapeutica è ancora molto controverso nel nostro Paese, poiché questo farmaco è considerato anche una sostanza stupefacente con importanti effetti collaterali, soprattutto in soggetti con profilo psicologico fragile, come i giovani e gli adolescenti. Per questo motivo è necessario prescrivere i cannabinoidi con responsabilità e cautela, monitorando sempre gli effetti nel tempo e dosando la posologia sulla base delle effettive condizioni del paziente.
Ci sono anche altri strumenti terapeutici utili per combattere la sofferenza, da prescrivere a seconda del livello di intensità del dolore e della presenza di eventuali altri effetti secondari associati alla sindrome dolorosa. Gli altri farmaci antidolorifici più utilizzati sono:
L’approccio delle cure palliative prevede una presa in carico globale dell’intero nucleo paziente/famiglia da parte di un’équipe multidisciplinare, per cui alla medicina palliativa vengono affiancate una serie di terapie non farmacologiche, ma ugualmente utili e necessarie per alleviare le sofferenze e migliorare la qualità di vita del malato.
Nell’ambito dell’assistenza ai malati inguaribili, oltre all’assistenza medico-infermieristica, ci sono altri servizi erogati al fine di preservare la dignità della persona fino al suo ultimo istante di vita, tra cui:
In sostanza si tratta di un complesso integrato di accertamenti diagnostici, prestazioni mediche specialistiche, infermieristiche, riabilitative, psicologiche, assistenza farmaceutica, somministrazione di preparati di nutrizione artificiale, prestazioni sociali e sostegno spirituale che ricoprono l’intera sfera sanitaria, sociale e affettiva del paziente e del suo nucleo famigliare.
VIDAS assicura assistenza in cure palliative per gli adulti e cure palliative pediatriche, secondo un percorso di cura che viene delineato insieme agli assistenti sociali dell’Unità Valutativa a seguito del colloquio di accoglienza.
Le cure palliative offerte da VIDAS sono erogate sia in assistenza domiciliare, sia in regime residenziale presso gli hospice Casa VIDAS e Casa Sollievo Bimbi.