Quando si entra in Casa VIDAS, non si varca semplicemente la soglia di un hospice. Si entra in un luogo di relazione, pensato per accogliere la fragilità con rispetto, calore e dignità. È da questa visione che nasce “la volontà di rendere questo luogo sempre meno simile a un ospedale, e sempre più simile a una casa», spiega Maura Degl’Innocenti, medico responsabile di Casa VIDAS. «Vogliamo che sia un ambiente caldo, accogliente, dove trovare non solo cure per il corpo, ma anche un senso di familiarità, per chi arriva qui, per chi ci lavora ogni giorno, per chi accompagna una persona cara».
Gli spazi oggetto dell’intervento di decorazione sono quelli comuni, non interessati dalla grande ristrutturazione del 2022, e spesso considerati solo sovrappensiero: i corridoi che attraversano le ali dell’hospice, le camere mortuarie, e la Sala del Silenzio, un luogo di meditazione che durante l’emergenza Covid è stata riconvertita a magazzino.
A guidare il progetto è stato un lungo lavoro di ascolto: «Parallelo, il laboratorio selezionato per questo intervento, ha proposto di partire da un questionario rivolto a tutto il personale di Casa VIDAS – medici, infermieri, assistenti sociali, psicologi etc. – per capire come immaginavamo questi luoghi,” ed è emersa una parola chiave: casa.
«Molti di noi sono “scappati di casa” – letteralmente, spiega Chiara Fabbris della cooperativa sociale Parallelo – hanno lasciato il proprio Paese, ricostruendo altrove un’idea di casa e di appartenenza.»
«Forse anche per questo ci sentiamo così coinvolti in questo progetto: aiutare a ricreare una casa dove c’è fragilità è, in fondo, ciò che facciamo da sempre.»
«Il nostro obiettivo è generare opportunità concrete per chi si trova in situazioni di svantaggio», aggiunge il suo collega Michele Costalonga. «Da anni lavoriamo con materiali di recupero, trasformando scarti industriali in oggetti belli e funzionali. È anche questo un modo di prendersi cura».
Il cuore del progetto è la Sala del Silenzio, uno spazio laico e accogliente all’ingresso di Casa VIDAS, pensato per chiunque – degenti, familiari, operatori – senta il bisogno di raccoglimento, contemplazione, respiro. «Il simbolo scelto per questa stanza sarà un albero, stilizzato, come segno di radicamento e spiritualità. Non è un simbolo religioso, ma parla a tutti» continua Maura Degl’Innocenti.
L’iniziativa non risponde solo a un’esigenza estetica, ma anche emotiva e simbolica. «Nessuno si è mai lamentato di come sono fatti i corridoi o le camere mortuarie. Ma sappiamo che il modo in cui uno spazio ci accoglie fa la differenza. E il nostro compito, come hospice, è prenderci cura anche di questo. Dare un nome alle stanze del commiato – stanza delle onde, delle colline, della luna – non è solo un gesto poetico.»
«È un modo per restituire umanità e dignità a un passaggio profondamente delicato».
L’aspettativa è che la decorazione degli spazi aiuti pazienti, famiglie e operatori a sentire Casa VIDAS come un luogo non solo di cura, ma anche di bellezza e presenza. «Io stessa, qualche anno fa, ho vissuto qui il lutto per mio suocero. E ricordo quanto fosse difficile entrare in uno spazio così freddo. Ora immagino di tornarci e vedere una parete che racconta una storia, una stanza dove potersi fermare a respirare. Non vedo l’ora che tutto questo prenda forma.»