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04.12.2025  |  Cultura

Parole ed emozioni. Al modo di Eugenio Borgna

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Il grande psichiatra e autore, scomparso un anno fa, è stato un grande amico di Giovanna Cavazzoni e di VIDAS tutta, alla cui attività culturale e di sensibilizzazione ha partecipato e dato impulso.

di Giuseppe Ceretti

Lo straordinario valore terapeutico delle emozioni e la responsabilità delle parole. Non vi è sintesi più efficace per ricordare Eugenio Borgna, morto il 4 dicembre scorso a 94 anni.

È l’uomo che ha contribuito a rivoluzionare la disciplina nei suoi lunghi e fecondi anni di psichiatra sul campo e insieme studioso e appassionato scrittore.

Bene ha scritto Cristina Taglietti sul Corriere nel giorno della sua scomparsa: “Curare la persona e non il sintomo è stato fin dall’inizio il centro del suo metodo, alieno da qualunque forma di coercizione o contenzione, strutturato su concetti chiave come dialogo e ascolto”.

Se lo ricordo non è solo per un atto dovuto a colui che ha seguito il cammino di VIDAS e che ha lasciato di sé impronte significative nelle sue partecipazioni ai nostri seminari. Su tutti da ricordare quelli dedicati alle Solitudini (2011) e alla Responsabilità (2015).

Nel dicembre del 2019, dopo la pubblicazione del libro dedicato ai pensieri “curiosi e febbrili” di Giovanna Cavazzoni, mi scrisse di aver rintracciato in quel testo tracce feconde del pensiero e dell’opera della nostra fondatrice. E così ne illustrò il profilo, rigorosamente a mano, con una scrittura minuta, ma quanto mai chiara: “…ne ho colto la ricchezza umana, la cultura vasta come il mare, la passione della speranza, la capacità di intuire l’indicibile nel dicibile, l’invisibile nel visibile e di avvicinarsi con discrezione ai pensieri e alle emozioni delle persone che incontrava. Ne bastava uno di incontro per non dimenticarla e tenerla viva e presente nel cuore”.

In ossequio al motivo conduttore della vita e delle opere di Borgna, consapevoli del peso delle parole, conviene fermarsi qui. Se non dopo aver ricordato come concluse il suo intervento al seminario dedicato alla responsabilità. È l’ultimo verso di una poesia di Paul Celan:

Quanta fatica per una parola
in questi giorni che sono smemorati
quanta fatica per una parola

Questo articolo è tratto dal Notizario “Insieme a VIDAS”.
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