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07 Ottobre 2025

“Imperfetta civiltà”: arriva INCONTRO, il festival di VIDAS 

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Tre giorni di talk, performance e laboratori per rileggere l’imperfezione come possibile chiave del futuro

L’antropologa Margaret Mead individuava l’origine della civiltà in un gesto semplice ma rivoluzionario: la prima cura prestata a un altro essere umano. È da qui che prende le mosse la quarta edizione di INCONTRO, il festival culturale di VIDAS, che dal 17 al 19 ottobre 2025 torna al Teatro Franco Parenti di Milano. L’ingresso è libero con prenotazione qui. 

Dopo il successo delle passate edizioni, il festival sceglie un tema potente e attuale: “Imperfetta civiltà”. Cosa tiene unite società sempre più frammentate e individualiste? E come l’imperfezione, lungi dall’essere un limite, può diventare risorsa per la comunità? 

Sul palco, voci di primo piano della cultura italiana – dallo scrittore Antonio Scurati all’antropologa forense e medico legale Cristina Cattaneo, dai giornalisti Ferruccio de Bortoli, Marco Damilano e Stefano Nazzi al giurista Gustavo Zagrebelsky, dallo psicoterapeuta Matteo Lancini alla divulgatrice scientifica Maria Bosco – per tre giorni di conversazioni, laboratori e performance che uniscono pensiero, emozione e partecipazione. 

Durante i tre giorni, il pubblico sarà coinvolto non solo nei dialoghi e nei laboratori, ma anche in esperienze immersive e spettacolari. L’installazione LIFE IS del collettivo DMAV – Art Ensemble accompagnerà l’intero festival con una stanza animata da luci, suoni e voci, con la possibilità per ogni visitatore di lasciare una traccia audio della propria risposta alla domanda radicale: qual è il senso della vita? 

Mentre sabato 18 ottobre dalle 20:30, nella Sala Testori dei Bagni Misteriosi, andrà in scena Ophelia, primo studio del regista Luca Giacomoni. Una creazione ispirata all’Amleto di Shakespeare, dove Ofelia torna fragile e intera, affiancata dal suo doppio-marionetta, per dare forma a ciò che non è stato ascoltato.  

Un’attenzione particolare, inoltre, è rivolta al mondo dei giovani. Venerdì 17 ottobre il festival si apre con una giornata interamente riservata agli studenti delle superiori, realizzata in collaborazione con l’agenzia formativa La Fabbrica e DMAV, inaugurata dalla lectio del filosofo della scienza Telmo Pievani. Un’occasione per i ragazzi di confrontarsi con il valore dell’errore e dell’imperfezione come risorse di crescita e di comunità, resa possibile grazie al sostegno di Fondazione Alia Falck. Anche sabato mattina, prima dell’apertura al pubblico, è previsto un laboratorio a porte chiuse dedicato agli studenti, che li inviterà a riflettere sulle proprie responsabilità e sul ruolo attivo che ciascuno può assumere nel prendersi cura degli altri e della società. 

Il programma completo del festival INCONTRO è disponibile qui.

“Il tema che abbiamo scelto quest’anno – sottolinea Raffaella Gay, direttrice comunicazione e discipline umanistiche di VIDAS – è un invito a ripensare al gesto di prendersi cura dell’altro che ha dato origine alla nostra organizzazione nata negli anni Ottanta a Milano, anni della celebrazione di un benessere illusorio e non per tutti, di una performance che non prevedeva fragilità e malattia. Rilanciare quel gesto, dopo 43 anni, e mai come in questo tempo, vuol dire per noi confermare l’importanza di un impegno che riguarda il farsi prossimo ritrovando ogni giorno il senso di accogliere e rifiutare indifferenza, violenza e sopruso. Riconoscere e integrare la fragilità segna la misura della nostra civiltà. INCONTRO apre a riflessioni e propone esperienze che trasformano l’imperfezione in risorsa, per riscoprirci tutti più umani”. 

Sabato 18 ottobre – L’imperfezione che apre al futuro 

La giornata aperta al pubblico si inaugura (ore 10:30, Foyer) con la lectio di Antonio Scurati (scrittore e storico), Imperfetta civiltà: un invito a riconoscere come l’imperfezione, individuale e collettiva, sia stata la chiave di trasformazioni storiche e sociali, motore di diritti e libertà. 

Accanto agli incontri, il sabato propone diversi laboratori esperienziali. Al mattino, Ti vedo (ore 11:00, Sala Appartamento) – guidato dalle esperte di VIDAS Francesca Brandolini (psicologa e psicoterapeuta) e Marta Scrignaro (pedagogista) – invita i partecipanti a raccontarsi e ascoltarsi attraverso il corpo, la poesia e il disegno, scoprendo le imperfezioni come risorse preziose. Nel pomeriggio, Specchi di sé: incontro con gli opposti che ci abitano (14:30, Sala Appartamento) – condotto da Roberta Brugnoli (formatrice e counselor) e Maria Elena Rossit (counselor e performer) – porta a esplorare, con pratiche teatrali e bioenergetiche, il dialogo tra energie maschili e femminili, non come opposti ma come forze da integrare. 

Alle 12:00 arriva uno degli appuntamenti più attuali: Fine lavoro mai. Fotografia di una nuova contemporaneità. Il giornalista e saggista Marco Damilano, la sociologa Francesca Coin e la giornalista e imprenditrice editoriale Annalisa Monfreda analizzano un’epoca segnata dalle “grandi dimissioni”, il fenomeno che ha visto milioni di persone lasciare il lavoro non per disoccupazione, ma per cercare senso, dignità, equilibrio tra vita e tempo personale. Non siamo più quello che facciamo: se il lavoro non basta a definirci, quale identità collettiva resta? 

In parallelo, al Café Rouge (ore 12:00), L’invenzione della memoria con Marco Aime (antropologo), Adriana Cavarero (filosofa) e Chiara Alessi (curatrice e saggista) esplora le verità parziali che la storia ci consegna e come esse contribuiscano a costruire identità collettive imperfette, ma vitali. 

Il pomeriggio si apre con Avevamo sognato un mondo migliore (14:30), dialogo tra Antonio Pascale (scrittore e giornalista), Sofia Pasotto (attivista per il clima) e Paolo Pecere (filosofo e scrittore) sulle contraddizioni della crescita illimitata e sul rapporto tra uomo e natura. 

Segue Quanti amori (15:30), un viaggio post-romantico nelle nuove forme di legami e famiglie, con Matteo Lancini (psicologo e psicoterapeuta), Annalisa Ambrosio (scrittrice) e Simonetta Sciandivasci (giornalista). 

Alle 17:00 il pubblico è invitato a interrogarsi con Un solo grande cervello?, incontro con Maria Bosco (content creator), Laura Cancedda (neuroscienziata) e Stefano Allovio (antropologo) su come la globalizzazione e l’ambiente digitale stiano rimodellando il nostro pensiero. 

E alle 18:30, il talk Chi si occuperà dei nostri genitori?, nato dal video reportage realizzato da Will Media in collaborazione con VIDAS, porta al centro un tema che non riguarda solo chi è già caregiver, ma anche chi — magari per la prima volta — comincia a chiedersi “Cosa succederà quando i miei invecchieranno? Chi si prenderà cura di loro? E io, sarò pronto?”. Ne parlano Camilla Ferrario (autrice e content creator di Will Media), Giada Lonati (medico e direttrice sociosanitaria VIDAS) e Simone Tempia (scrittore). 

La giornata di sabato si chiude, dalle 20:30 nella Sala Testori dei Bagni Misteriosi, con la performance Ophelia, primo studio di Luca Giacomoni, un atto poetico e visivo che restituisce voce a un personaggio ridotto al silenzio. Ispirato all’Amleto di Shakespeare nella traduzione di Paolo Bertinetti, lo spettacolo è prodotto da Video Sound Art per VIDAS, con la cura di Laura Lamonea e la produzione di Lino Palena. In scena Giulia Quacqueri, affiancata da una marionetta creata da Ivan Terpigorev, dà corpo a un personaggio che riemerge fragile e ostinato, tra frammenti, echi e gesti che diventano danza, per restituire voce a ciò che non era stato ascoltato. 

Domenica 19 ottobre – Giustizia, morte, meraviglia 

La mattina si apre con il laboratorio per bambini Guardare oltre (ore 10:30, Sala Appartamento), un percorso creativo guidato da arteterapeute e pedagogiste per scoprire, attraverso il gioco e i materiali artistici, che le imperfezioni possono trasformarsi in risorse preziose 

Sempre al mattino (ore 11:00, Foyer) il presidente di VIDAS Ferruccio de Bortoli dialoga con Gustavo Zagrebelsky (giurista, presidente emerito della Corte Costituzionale) in Quale giustizia per gli ultimi?, un ritorno ai valori costituzionali che fondano la nostra “casa comune”. 

Alle 12:00, Morte, se ne parla rompe il silenzio attorno a uno dei tabù più resistenti: con Cristina Cattaneo (antropologa forense e medico legale), Matteo Bordone (giornalista e conduttore radiofonico) e Marina Sozzi (tanatologa) la morte diventa parte di un discorso pubblico che restituisce dignità alle persone e alle storie. 

Nel pomeriggio, spazio anche a un’esperienza laboratoriale di arte collettiva: CICATR/CI (ore 16:00, Sala Appartamento), a cura di Fondazione Bullone, invita i partecipanti a trasformare la fragilità in segno artistico, creando un’opera condivisa che diventa installazione corale. 

Gli incontri proseguono con La città che cura (14:30), incontro realizzato in collaborazione con Fondazione Faro, che porterà la testimonianza delle “compassionate communities”, comunità che trasformano la responsabilità collettiva in risposta concreta ai bisogni dei più fragili, malati, anziani, soli. Con Nicola Montano (medico internista), Bert Quintiens (infermiere e ricercatore) e Simone Veronese (medico palliativista). 

Alle 16:00, Ermanno Olmi. Lo sguardo poetico sulla vita è un omaggio al grande regista, con Romano Madera (filosofo e psicanalista) e Marco Manzoni (autore e documentarista). 

Segue Con lo sguardo teso verso la meraviglia (17:00), in cui la voce dell’astrofisico Amedeo Balbi dialoga con quella della pastora battista Cristina Arcidiacono e di Raffaella Gay (direttrice comunicazione e discipline umanistiche di VIDAS), per interrogarsi sull’origine dell’universo tra scienza e fede. 

Infine, Parole sotto indagine (18:00) chiude il festival con Federico Faloppa (linguista), Laura Campanello (analista filosofica) e Stefano Nazzi (giornalista e podcaster): un confronto su come le parole possano giudicare e ferire, ma anche curare e restituire dignità. 

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