Quando si entra in Casa VIDAS, non si varca semplicemente la soglia di un hospice. Si entra in un luogo di relazione, pensato per accogliere la fragilità con rispetto, calore e dignità. È da questa visione condivisa che nasce la collaborazione tra VIDAS e Parallelolab, laboratorio sociale e artigianale fondato nel 2016.
«Parallelo è nato per unire competenze diverse: da un lato progettisti e designer, dall’altro artigiani provenienti da percorsi di accoglienza, spesso rifugiati o titolari di protezione internazionale. Il nostro obiettivo è generare opportunità concrete per chi si trova in situazioni di svantaggio», racconta Michele Costalonga.
«Da anni lavoriamo con materiali di recupero, trasformando scarti industriali in oggetti belli e funzionali.
È anche questo un modo di prendersi cura».
Il primo contatto con VIDAS è avvenuto grazie a una fornitura di materiali per il Festival INCONTRO – shopper, quaderni, piccoli oggetti di cuore. Ma è stato un dialogo successivo a far nascere un progetto più ampio: intervenire sugli spazi di Casa VIDAS per renderli ancora più accoglienti e rispecchiare l’attenzione che l’organizzazione riserva ogni giorno a chi attraversa momenti difficili.
«C’era da tempo da parte degli operatori di VIDAS il desiderio di rinnovare alcuni ambienti della struttura, ma mancava l’occasione giusta. Quando abbiamo iniziato a confrontarci, ci siamo emozionati all’idea di portare il nostro sguardo in un contesto così significativo», continua Michele.
Il cuore del progetto è la Sala del Silenzio, uno spazio laico e accogliente all’ingresso di Casa VIDAS, pensato per chiunque – degenti, familiari, operatori – senta il bisogno di raccoglimento, contemplazione, respiro. Da qui si svilupperanno gli interventi in altri ambienti: i corridoi dell’area di degenza, alcuni spazi comuni e – con particolare attenzione – le camere mortuarie e la sala del commiato.
«Sappiamo quanto le parole siano delicate quando si parla di fine vita. Lo stesso vale per i materiali, per la luce, per le forme», continua Michele. «Cerchiamo soluzioni che trasmettano vicinanza, umanità, che rendano meno pesanti i momenti più difficili. Lo facciamo attraverso l’arte, l’artigianato, l’arredo, con materie prime autentiche che comunichino calore e natura».
A ispirare tutto il percorso è il concetto di casa. «Molti di noi sono “scappati di casa” – letteralmente. Hanno lasciato il proprio Paese, ricostruendo altrove un’idea di casa e di appartenenza. Forse anche per questo ci sentiamo così coinvolti in questo progetto: aiutare a ricreare una casa dove c’è fragilità è, in fondo, ciò che facciamo da sempre», spiega accorata Chiara Fabbris, che lavora con Michele nella cooperativa.
Il lavoro condiviso tra VIDAS e Parallelo è già in corso e proseguirà nei prossimi mesi, con l’ambizione di trasformare anche spazi ordinari – quasi pensieri secondari – come possono essere i corridoi, in luoghi che parlano di bellezza, rispetto e ascolto. «Ci lega un’idea comune di accoglienza», concludono Chiara e Michele. «Una fragilità diversa, forse, ma che ci tocca tutti. E che merita uno spazio suo».