È nata il 14 dicembre 2017 e la sua nascita ha rappresentato un importante momento per la difesa del diritto alla vita, alla salute, alla dignità e tutela dell’autodeterminazione, valori che ogni giorno guidano anche il nostro lavoro. Parliamo della legge 219/2017 sul biotestamento che riguarda temi fondamentali quali la scelta dei trattamenti sanitari, le Disposizioni Anticipate di Trattamento (DAT) e il consenso informato. E proprio il consenso informato è il tema che esploreremo in questo articolo, per capire cos’è, quali sono le sue origini e perché è così essenziale.
Indice
Il consenso informato rappresenta un pilastro fondamentale per la difesa dei diritti della persona. Sancito dalla legge 219/2017, è un principio che sottolinea il diritto a essere informati sulla propria condizione di salute e sui trattamenti proposti prima di dare il proprio consenso a tali interventi.
Si basa sull’idea che ogni persona abbia la facoltà di conoscere ogni dettaglio riguardante il proprio stato di salute, le opzioni di trattamento disponibili, i rischi e i benefici associati, così come le alternative esistenti. Le informazioni, dunque, devono essere trasmesse in maniera chiara, completa e dettagliata.
Nelle cure palliative, l’ambito in cui operiamo ogni giorno in VIDAS, il consenso informato riveste un ruolo ancora più significativo. Per questo ci impegniamo a integrarlo nelle cure offerte, al fine di rispettare le personali volontà e costruire una fiducia reciproca tra il o la paziente e il team medico.
Il concetto di consenso informato ha radici che si intrecciano con eventi cruciali nella storia della medicina. Un passo fondamentale è rappresentato dal Processo di Norimberga, in seguito al quale nacque il codice omonimo. Questo codice sottolineò il principio dell’inviolabilità della persona umana, fornendo così le basi concettuali per il consenso informato.
Un altro tassello si è aggiunto con il Rapporto Belmont del 1979, che stabilì l’obbligatorietà del consenso informato come condizione essenziale per la liceità della ricerca medica.
A livello italiano, invece, è bene ricordare il caso giuridico noto come Caso Massimo. Il caso riguardava un intervento laparoscopico che, successivamente, si trasformò nell’asportazione della tuba sinistra senza il consenso della paziente. Il caso ha attirato l’attenzione del mondo sanitario e giuridico sul tema del consenso informato, contribuendo a definire ulteriormente le linee guida e le responsabilità legate alla sua applicazione nell’ambito medico.
L’articolo 1 della legge 219/2017 si occupa proprio di consenso informato e recita “Il paziente ha il diritto di rifiutare in tutto o in parte i trattamenti e di revocare il consenso prestato, sulla base del quale è promossa e valorizzata la relazione di cura e di fiducia tra paziente e medico. Nutrizione e idratazione artificiale sono da considerarsi trattamenti sanitari. Il medico deve rispettare la volontà del paziente ed è “esente da responsabilità civile e penale”.
La normativa è un passo fondamentale perché crea una base etica solida per una pratica medica centrata sulla persona. Un punto chiave della legge è infatti l’accento posto sul processo decisionale informato. Ciò implica un dialogo aperto e trasparente tra il medico e il o la paziente, durante il quale vengono fornite informazioni chiare e comprensibili. Il processo di comunicazione diventa cruciale per garantire l’accesso a tutte le informazioni necessarie per comprendere appieno la condizione e le opzioni di trattamento disponibili.
Non a caso solo due le componenti principali del consenso informato:
Quando serve e chi può dare il consenso informato
Il consenso informato è un elemento cruciale in ogni contesto medico e situazioni come interventi chirurgici, terapie farmacologiche, esami diagnostici avanzati e qualsiasi procedura che potrebbe avere un impatto significativo sulla salute della persona. Inoltre, è particolarmente importante in situazioni di prognosi infausta, in cui le decisioni possono influenzare la qualità della vita del paziente nelle fasi finali della malattia.
La legge 219/17 stabilisce che il consenso informato debba essere ottenuto in modo libero e volontario. La persona ha il diritto di esprimere la propria volontà e di ricevere informazioni chiare sulle alternative disponibili. In situazioni in cui sussiste incapacità di esprimere la propria volontà, possono agire i familiari o i tutori, sempre nel pieno rispetto di volontà e interessi precedentemente espressi o presumibili.
Il consenso informato è un passo importante nel percorso di cura poiché garantisce il diritto di essere pienamente informati sulle decisioni che riguardano la salute. Qui in VIDAS riconosciamo e rispettiamo profondamente questo principio È il nostro faro guida, la base per poter assicurare a chi si rivolge a noi la migliore assistenza possibile.
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