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20.10.2021  |  Cultura

Cos’è la Death Education e perché è importante parlare della morte

Scopri la Death Education: un percorso educativo per prepararsi alla morte e supportare bambini e adulti nei momenti di lutto.

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death education: come accettare la morte

Perché è così difficile parlare della morte? Forse perché spaventa, disorienta, o perché sembra qualcosa da allontanare il più possibile. Eppure la morte, così come i concetti di inizio e di fine, fanno parte della vita. Pensiamo, ad esempio, alle nostre giornate che, appunto, iniziano e finiscono.
Proprio da questo silenzio nasce un bisogno profondo, personale e collettivo: imparare a confrontarsi con la fine senza negarla, per vivere con più consapevolezza ogni istante. La Death Education, o educazione alla morte, è proprio la risposta concreta a questo bisogno. Non è solo un approccio educativo, ma una vera opportunità per imparare ad affrontare il lutto e la perdita con meno paura.

Vediamo, dunque, cos’è la Death Education, perché è importante e quali benefici psicologici e sociali può portare, a tutte le età

Cos’è la morte? Una definizione filosofica e scientifica

La morte è spesso percepita come una fine assoluta, eppure può essere letta come una soglia che segna il compimento naturale di ogni esistenza.
Dal punto di vista biologico coincide con l’arresto definitivo delle funzioni vitali: il cuore smette di battere, il respiro si ferma, il cervello cessa ogni attività. È il momento in cui il corpo non è più in grado di sostenere la vita.

La morte, però, non è solo un evento fisico: nella riflessione filosofica, è parte integrante della vita stessa. Comprenderla significa convivere con il suo significato e riconoscerla come parte del percorso, accettando che tutto ciò che vive è destinato a cambiare e finire. Ma non solo: significa anche imparare a vivere ogni giorno con più presenza, profondità e gratitudine. Perché è nel limite che spesso si scopre il vero valore delle cose.

Perché abbiamo paura della morte?

La morte è uno dei grandi tabù della società contemporanea. Nella maggior parte delle culture occidentali se ne parla poco e si evita di nominarla, ma questo atteggiamento, però, non cancella la paura: la alimenta.
Secondo diversi studi psicologici, negare l’esistenza della morte o tenerla ai margini della vita quotidiana contribuisce a generare ansia, senso di smarrimento e difficoltà nell’elaborare le perdite.

La morte viene vissuta come qualcosa di improvviso, ingiusto, incomprensibile. Eppure riconoscerla come parte naturale dell’esistenza non significa rassegnarsi, ma convivere con la fragilità e delicatezza della vita, dando un significato nuovo al tempo che abbiamo.

Quando si crea uno spazio per parlare di morte con rispetto e consapevolezza, anche attraverso percorsi di Death Education, si costruisce infatti una relazione più sana con la vita, si affronta il lutto con maggiore equilibrio e si riesce ad accogliere la fine come parte di un tutto.

Cos’è la Death Education: origine e storia

La Death Education è un approccio educativo che ha l’obiettivo di promuovere la riflessione sulla morte, intesa come naturale conseguenza della vita. Educare alla morte significa includerla in un processo evolutivo inevitabile, che riguarda tutte e tutti, e che ci appartiene più di quanto pensiamo.

Questa disciplina nasce nei paesi anglosassoni a partire dagli anni ’70, in risposta al crescente bisogno di parlare apertamente della morte, soprattutto in contesti ospedalieri e formativi. In questo clima culturale e scientifico si afferma la figura di Elisabeth Kübler-Ross, psichiatra svizzera naturalizzata statunitense, che ha formulato il noto modello delle cinque fasi dell’elaborazione del lutto.
Dai contesti accademici e sanitari, l’educazione alla morte si è poi estesa alle scuole, alla formazione degli adulti, alle realtà sociali e culturali, diventando un percorso educativo multidisciplinare.

Oggi la Death Education è attuata in diversi livelli di prevenzione:

In realtà si parla di Death Education in senso stretto solo nella prima fase, mentre nei livelli secondario e terziario si tratta di Death Education per l’elaborazione del lutto anticipatorio o completo. Questo perché, come sottolineano molti studiosi, è fondamentale affrontare il tema della morte quando è ancora lontano, perché è proprio in quel momento che si possono costruire gli strumenti emotivi, cognitivi e relazionali necessari per affrontare con più consapevolezza il dolore di un lutto, quando arriverà.

Cosa significa educare alla morte?

Educare alla morte significa aiutare grandi e piccoli a riconoscere la morte come parte integrante della vita, superando i silenzi e i tabù che rischiano solo di alimentare paure profonde, solitudine e disorientamento.
Un percorso di Death Education può, infatti, offrire benefici preziosi:

Educare alla morte è, in fondo, un modo per prendersi cura della vita, con più verità, più vicinanza, più coraggio.

Come accettare la morte

Accettare la morte non significa non provare dolore o smettere di temere la perdita. Significa esserne consapevoli: riconoscere quest’evento come inevitabile e integrarlo nel proprio percorso umano e relazionale. Parlarne permette di darle spazio, nei pensieri e nelle emozioni, evitando rimozioni o negazioni, per arrivare ad affrontare i lutti che ci aspettano con maggiore lucidità.

Dal punto di vista psicologico, la negazione della morte può generare ansia, paura del futuro, isolamento emotivo. Non sentirsi pronti a confrontarsi con la perdita rende più difficile affrontarla quando arriva. Prepararsi, invece, significa rafforzare le proprie risorse interiori, aprire spazi di condivisione e accogliere la vita nella sua interezza.
Non a caso, il lutto nelle diverse culture del mondo è visto come un passaggio, una trasformazione, un ciclo che si compie e non una fine definitiva. Questa prospettiva può offrire sollievo, ispirazione e un senso più ampio di appartenenza.
Ecco alcuni suggerimenti concreti per iniziare ad accogliere la morte come parte della vita:

Death Education a supporto del benessere psicologico

Affrontare il tema della morte, soprattutto prima che accada, è un processo che tutela il benessere psicologico. Quando si riesce a parlare serenamente di fine vita, il dolore per una perdita non diventa un macigno, ma una ferita che può essere accolta e compresa. Al contrario, evitare il confronto con la morte può causare difficoltà nel gestire i lutti futuri e paure irrazionali, nonché difficoltà nelle relazioni presenti. Il silenzio, spesso, amplifica l’angoscia.

La Death Education nasce proprio per questo: per offrire strumenti concreti per prevenire tutto questo: aiuta a elaborare le emozioni, ridurre l’inquietudine legata alla morte e normalizzare il dialogo sul tema. Parlare della morte, con il giusto accompagnamento, lenisce e rende l’approccio alla vita ancora più sensibile, profondo e consapevole.

Come spiegare la morte ai bambini

Spiegare la morte ai bambini è una delle sfide più delicate per chi si prende cura di loro, ma anche una delle più necessarie. Evitare l’argomento, pensando di proteggerli, spesso finisce per lasciarli soli davanti a emozioni difficili e incomprensibili. Al contrario, affrontare il tema con gradualità, rispetto e chiarezza può aiutarli a sviluppare una visione più serena della vita.

Un buon intervento di Death Education già in fase di prevenzione primaria, quando cioè la morte non è legata a una perdita imminente, permette di ridurre i fattori di rischio psicologico legati al lutto. È molto più facile spiegare ai bambini la morte quando questa non riguarda ancora una persona cara, ma può essere affrontata con calma e attraverso strumenti adatti alla loro età.

I bambini sono perfettamente in grado di comprendere la morte, ma hanno bisogno delle parole giuste, di tempo e di accompagnamento. Un percorso di educazione alla morte per i più piccoli va costruito con il supporto di un’équipe multidisciplinare, che include psicologi e pedagogisti, in grado di leggere i loro bisogni e guidare genitori, insegnanti ed educatori nel dialogo.

A quale età si inizia a capire la morte? Le fasi evolutive

A quale età si inizia a capire la morte è una domanda che si pongono molte persone adulte, soprattutto quando si trovano a dover affrontare il tema con bambine e bambini. La risposta varia in base allo sviluppo cognitivo ed emotivo, che evolve con l’età.

Secondo la psicologia evolutiva, tra 0 e 3 anni la morte non è compresa come evento definitivo. In questa fase si percepisce l’assenza e si reagisce ai cambiamenti emotivi delle figure di riferimento.
Dai 4 ai 6 anni, la morte viene spesso vista come temporanea o reversibile, come in un sonno o in un viaggio. È importante usare un linguaggio semplice ma vero, che non crei confusione.
Tra i 7 e i 10 anni, bambine e bambini iniziano a capire che la morte è definitiva, universale e fa parte della vita.
Dopo gli 11 anni, la comprensione si avvicina a quella degli adulti, ma il tema può generare forti reazioni emotive e va trattato con attenzione e rispetto.

Il dialogo sulla morte deve quindi sempre adattarsi all’età e alla sensibilità del bambino o bambina a cui ci si rivolge. Non servono forzature: basta esserci, con sincerità, ascolto e le parole giuste al momento giusto. E ricordarsi che spiegare la morte ai bambini richiede verità, delicatezza e ascolto. È naturale desiderare proteggerli il più possibile ma, talvolta, le parole giuste possono essere semplici: “è morto”, “non tornerà più, ma possiamo ricordarlo insieme”, frasi vere, che aprono alla condivisione e al conforto. 

Figure professionali coinvolte nella Death Education

Parlare di morte con bambine e bambini è un compito molto delicato, che può diventare più semplice e naturale se affrontato insieme. Quando famiglia e scuola collaborano, è possibile creare un terreno sicuro dove il tema della morte non spaventa.
Proprio per questa necessità di affrontare insieme il tema, la Death Education coinvolge diverse figure professionali, ognuna con un ruolo specifico e prezioso:

Libri, storie e metafore per spiegare la morte ai bambini

Quando si tratta di affrontare un tema delicato come la perdita, anche libri e storie per spiegare la morte ai bambini possono essere strumenti molto preziosi.
Storie, parole e immagini contenute nei libri permettono di dare voce alle emozioni e offrono un linguaggio adatto per riflettere insieme, senza spaventare. Un esempio è “La storia della libellula coraggiosa” di Chiara Frugoni e Felice Feltracco (Feltrinelli), che racconta come affrontare la perdita di un nonno, rispondendo in modo magico alle curiosità dei bambini sull’evento. 

Anche le metafore per spiegare la morte ai bambini possono rendere il concetto più accessibile. Un esempio è raccontare ai più piccoli il ciclo della natura: osservare le foglie che cadono, gli insetti che scompaiono in inverno per poi tornare in primavera è un modo per parlare della vita e dei suoi cambiamenti. Anche il viaggio può essere usato per descrivere la morte come un percorso verso un luogo da cui non si torna, ma in cui si resta nel cuore di chi ama.

Il supporto al lutto: come aiutare adulti e bambini ad affrontare una perdita

Elaborare un lutto richiede tempo, strumenti emotivi adeguati e, soprattutto, la possibilità di avere accanto altre persone. Per questo esistono percorsi dedicati di supporto psicologico al lutto, pensati per accompagnare chi ha subito una perdita in un cammino di elaborazione, ascolto e cura.
Diversi studi confermano che l’aiuto professionale riduce il rischio di sviluppare forme di lutto non elaborato e migliora l’adattamento psicologico, offrendo sollievo e nuovi punti di riferimento emotivi. I principali percorsi disponibili includono:

Il servizio di supporto al lutto di VIDAS: ascolto, accoglienza e accompagnamento

Per accompagnare ogni persona in un percorso personalizzato di elaborazione del lutto, noi di VIDAS offriamo dal 1982 un servizio di sostegno psicologico al lutto, uno spazio sicuro dove sentirsi accolti, riconosciuti e sostenuti in un momento difficile, ma inevitabile.
La nostra esperienza ha più di quarant’anni e veniamo ancora guidati da un desiderio profondo: prenderci cura, anche quando il dolore sembra troppo grande per essere condiviso.

Le modalità di sostegno sono diverse, a seconda delle esigenze di chi le richiede. Per maggiori informazioni, puoi scaricare la brochure informativa “Sostegno al lutto” oppure contattare il numero 02.3008081. Saremo sempre pronti, ad ascoltarti.

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