Di Giovanna Cavazzoni ho un ricordo speciale. Era uno scricciolo, davvero non riuscivi a capire come un corpo così minuto potesse avere dentro una forza così immensa (…). Sono andata a salutare Giovanna per l’ultima volta insieme a mio marito. Era il 12 maggio 2016. Era il giorno del suo compleanno, 85 (…). Era in una stanza dell’hospice, la casa che ha fondato per dare alle persone che non ce l’hanno un posto decoroso dove morire. Le stanze non hanno il numero, hanno il nome di un fiore. La stanza di Giovanna si chiama dalia. L’unico consiglio di amministrazione dove sia entrato mio marito è stato quello Vidas. Giovanna lo amava molto. Era nel letto, ma prima di salutarci ha voluto che le mettessero un foulard per coprire i capelli, che non erano in ordine. Ha trovato un po’ di forza. Ci ha abbracciato, baciato. Sapevamo tutti che sarebbe stato per l’ultima volta. È morta otto giorni dopo.
Così Cinzia Sasso nel suo libro “Moglie” ricorda Giovanna, con quell’affetto vero che, io testimone, ho vissuto nei loro incontri, fatti di racconti, serenità, risate complici come solo alcune donne sanno fare.
Con Giovanna, altri e molti ritratti si alternano nel libro. Ritratti di donne straordinarie nel loro essere protagoniste, nella vita personale e professionale, ma anche nell’anonimato del “dietro le quinte” di molti uomini, personaggi famosi del mondo culturale e politico.
Mi è sempre piaciuto raccontare le donne. Scoprire la loro vita, quello che c’è dentro. La passione e la fatica. Non solo quello che fanno, ma come lo fanno. Cosa pensano con quelle teste, che mi immagino piene di fili come un disegno di Ellekappa. Mi è capitato spesso di andare ad intervistare un lui e di scoprire che dietro, e a me intrigava ancora di più, c’era una lei.
Ho letto il libro di Cinzia Sasso in un baleno. Le pagine mi scorrevano veloci e in alcune mi immedesimavo. Ricordi, sensazioni, immagini, sentimenti sguardi. Un racconto lieve, mai sopra le righe, di una vita “normale” nei passaggi non sempre facili dell’età, nelle esperienze, nelle scelte: una in particolare, straordinariamente generosa, come solo il vero amore può essere. Mi verrebbe da dire, di questi tempi, una scelta rivoluzionaria di una donna, giornalista professionista di Repubblica, mamma single per tanti anni, viaggiatrice, studiosa che ad un certo punto incontra la “sua metà del cielo”, Giuliano Pisapia, avvocato e sindaco di Milano dal 2011 al 2016, e decide che è venuto il momento di dedicarsi completamente a lui.
Mi sono chiesta: perché faccio tutto questo? E mi sono risposta : lo faccio semplicemente perché se lo merita. Penso che è bravo. Che è un’idealista con il raro coraggio di fare. Penso che sono fiera di stargli vicino. Penso che alla fine questa scelta privata sia capitata al momento giusto per tutti.
Veneziana di nascita e sempre nel cuore, milanese di adozione: la redazione di Repubblica, Palazzo Marino, il Teatro alla Scala, la maison di Armani in via Borgonuovo, il salottino verde di Giulia Maria Crespi. Molti i luoghi descritti, vissuti e collegati ai tanti incontri istituzionali da moglie del sindaco. Cinzia ha la capacità di sorprenderti. Leggendo il suo libro e conoscendo la sua generosa vitalità, ho avuto la sensazione che la conclusione potesse essere: bene, ho fatto anche questa esperienza, bella, intensa, viva, gratificante, ora sono pronta per viverne un’altra o forse no, non lo so, ma è proprio questo il bello della vita.
Il mondo è fatto delle storie delle singole persone. Sono come granellini, e anch’io sono un granellino. E allora ho deciso di raccontarla. Non c’è una conclusione, almeno io non la conosco. Non so se ho fatto le scelte giuste. Prima ancora non so cos’è il giusto e cosa è sbagliato.
Buona lettura.