Indice
Prendersi cura di un genitore che invecchia o si ammala è una delle esperienze più difficili e profonde che si possano vivere.
Questo documentario, nato dall’incontro tra VIDAS e Will Media, raccoglie le voci di chi ogni giorno si trova ad affrontare questa responsabilità: figli e figlie che diventano caregiver, spesso senza preavviso, tra notti insonni, burocrazia, lavoro e vita quotidiana che continua a scorrere.
Le storie di Federico, Sara e Alice raccontano la fatica, il senso di colpa,
ma anche la forza e la capacità di trovare sollievo quando si riesce a chiedere aiuto.
Accanto a loro, gli esperti di VIDAS aiutano a orientarsi tra diritti, strumenti e possibilità concrete di sostegno. Perché nessuno dovrebbe sentirsi solo in questo percorso: la cura non è solo un fatto privato, ma un impegno collettivo che riguarda tutti noi.
Un racconto di fragilità, che invita a guardare avanti con consapevolezza e condivisione.

Federico è figlio unico. E, come accade sempre più spesso, non ha avuto scelta: è stato lui a prendersi cura del padre Paolo, ogni giorno, in ogni gesto, anche il più piccolo, da quando si è ammalato e i loro ruoli si sono capovolti.
«Nella mia famiglia siamo pochi», racconta. «Sarei stato comunque io. Ma non ho pensato a chi se ne sarebbe preso cura, davo per scontato che sarebbe toccato a me, non tanto per legami di sangue, ma per quello che ha fatto mio papà per me nella vita».

Sara e Alice sono sorelle. E fino all’anno scorso si sono prese cura del padre, Attilio, ammalatosi di SLA. Una diagnosi che è arrivata all’improvviso, dopo un ricovero breve, con parole difficili da comprendere al primo colpo: «Siamo uscite dalla stanza con la neurologa, ci siamo guardate e ci siamo dette: “Tu hai capito quanto tempo ha? No? Nemmeno io. Torniamo dentro”».
“Quando ho cominciato a occuparmi di cure palliative — era il 2000, quindi 25 anni fa — il contesto sociale era molto diverso da quello attuale,” ricorda Barbara Rizzi, medico palliativista e direttrice scientifica di VIDAS. “Allora si iniziavano a intravedere i primi segnali di cambiamento, ma la fotografia della società assomigliava ancora molto a quella degli ultimi cinquant’anni del secolo scorso. Oggi invece vediamo chiaramente i frutti di quel cambiamento.”
Spesso chi si prende cura di un proprio caro lo fa senza strumenti adeguati, senza tutele, senza nemmeno sapere di avere dei diritti.

«Molti caregiver si trovano ad affrontare situazioni difficili senza sapere quali risorse hanno a disposizione. È fondamentale avere qualcuno che li guidi», racconta Chiara Sassi, assistente sociale di VIDAS. Da oltre vent’anni, Chiara si occupa dell’accoglienza delle richieste di aiuto che arrivano all’associazione e segue da vicino le famiglie nei percorsi di assistenza.
Essere caregiver significa spesso assumere un ruolo totalizzante, che può mettere in discussione equilibri, relazioni e identità. Lo sa bene Francesca Brandolini, psicoterapeuta e responsabile del Servizio di Psicologia di VIDAS, che da anni affianca le famiglie nel percorso di cura.
Tra i temi che emergono con maggiore frequenza c’è quello del “caregiver burden”: un carico emotivo, fisico e mentale che può diventare insostenibile. “A volte il caregiver si sovraccarica, dimenticando completamente i propri bisogni. Altre volte si distacca, si disinveste, come forma di autodifesa”, spiega Francesca. “In entrambi i casi, il rischio è quello di rompersi.”

VIDAS offre risorse e informazioni utili per aiutare i caregiver a gestire al meglio le loro responsabilità e prendersi cura dei propri cari, oltre a segnalare le agevolazioni previste dalla legge per supportare chi si dedica a questo impegno difficile ma fondamentale.