Dopo 15 anni e 6.000 pazienti curati, Casa VIDAS si è rinnovata. I lavori di ristrutturazione cominciati a metà gennaio 2022 si sono conclusi. Delle due ali della degenza, l’una (la più grande, da dodici stanze) era già stata rinnovata la scorsa estate, mentre l’altra, dove si trova anche l’accoglienza, è stata terminata a inizio anno.
Proprio la suddivisione in due bracci ha consentito, in questi mesi, di continuare ad accogliere pazienti. Lia Biagetti, responsabile infermieristica, ci spiega com’è stato operare in mezzo ai lavori di ristrutturazione: “Il nostro primo pensiero è sempre rivolto ai pazienti e fortunatamente siamo riusciti a non arrecare disagio ai malati, perché non ci sono mai state grandi perforazioni e sono rarissimi i giorni in cui si sentono rumori ovattati.”
La ristrutturazione ha portato un po’ di scompiglio ma anche dei benefici. Ad esempio, ha permesso di mandare alcuni operatori a lavorare in Casa Sollievo Bimbi, cosa non scontata anche se lavoriamo nella stessa struttura perché l’hospice pediatrico è come un reparto specialistico. Nei mesi scorsi sono stati in carenza di personale e noi in esubero, condizione che ci ha permesso di andare e aiutarli nelle azioni quotidiane. Un’esperienza formativa per il nostro personale.
Quello della climatizzazione era il problema principale da risolvere e finalmente abbiamo un sistema che consente di dare una soluzione rapida al microclima della stanza, se troppo caldo o troppo freddo, dando maggiore agio ai pazienti. Anche la terrazza verrà migliorata, costruendo una nuova tettoia, che ne consentirà l’uso a tutte le ore e anche con la pioggia. Per quanto riguarda le stanze, invece, avevano già una buona metratura, anche l’arredamento era adeguato, ma abbiamo pensato di rinnovare l’ambiente con delle pareti colorate e a motivi floreali che danno ancora di più l’idea di casa. Abbiamo deciso anche di sfruttare questa occasione per andare incontro a un’esigenza più volte segnalata dai pazienti: mettere delle televisioni più grandi. Può sembrare una cosa di poco conto se raccontata così, soprattutto a una persona giovane e sana che può uscire, andare in bici e coltivare i suoi interessi, ma per una persona anziana la cui vita è cadenzata dai programmi tv, colazione, pranzo e cena, è un aspetto che diventa importante.
Sono tutte piccole cose, ma io dico sempre che è importante per il paziente trovare un ambiente adeguato che vada a soddisfare le sue esigenze: sono persone che vengono qui a terminare la loro vita, che è, lasciatemelo dire così, ‘tanta cosa’, quindi riprodurre una situazione quanto più attinente alle loro esigenze aiuta. Per dare una risposta di comfort ambientale penso sia importante anche che ci siano dall’altra parte degli operatori che abbiano voglia di leggere in continuazione queste esigenze.
Quando sono arrivata in VIDAS ho colto in maniera netta l’attenzione al dettaglio. L’altro giorno stavo leggendo le cartelle cliniche e in una nota un collega ha scritto: “La signora dice che questo reparto è da premio Oscar per la bellezza!”. Sono commenti che rimangono.
Quello che facciamo, in un momento di grande incertezza, anche negli ospedali, è di restituire dignità, con i gesti, le parole, e anche, perché no?, la carta da parati.
Con il rallentare della pandemia la situazione è molto migliorata, fino al 28 febbraio in aggiunta al caregiver principale, che può visitare il paziente senza limitazioni orarie, da qualche mese possono accedere, dalle 16 alle 19, anche altri familiari e amici, a condizione che abbiano il green pass ed entrando uno alla volta. Dal 1 marzo in poi invece non ci saranno più limitazioni al numero di persone in visita dalle ore 12.00 alle ore 19.00.