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06 Novembre 2021

La dimensione spirituale nel vivere e nel morire

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Corso residenziale di 8 incontri, dal 6 novembre 2021 all’11 giugno 2022

Chi lavora nell’ambito delle cure palliative sa che per ogni essere umano esiste una vita “prima” e una vita “dopo” la diagnosi di una malattia soprattutto nel momento in cui giunge l’annuncio di una morte imminente. Quello della “propria” morte. Spesso questo è il momento in cui la persona rivede le priorità: cosa vuole fare, quali decisioni prendere, quali relazioni coltivare o interrompere… Tuttavia, il riconoscimento obbligato della propria mortalità può essere insopportabile per alcuni. In altri casi, invece, può rappresentare l’occasione per fare esperienza del ritrovare se stessi, dare nuovo significato alle cose, scoprire dimensioni della vita fino a quel momento sconosciute. Il professionista di cure palliative che accompagna la persona nell’ultimo tratto della sua esistenza non può esimersi dall’acquisire o, meglio, sviluppare oltre alle competenze tecnico-sanitarie altri tipi di competenze squisitamente umane che gli permettano di accogliere quella trasformazione cui il malato può andare incontro. Stare accanto a chi vive la malattia significa anche imparare a coltivare caratteristiche come la gentilezza e l’umiltà, significa saper sostare sulla soglia in silenzio rispettando il tempo dell’altro, significa sospendere il giudizio. Significa, in definitiva, sapere creare quell’ambiente di verità nel quale le scelte, i tempi, le relazioni e le domande sulla vita possano emergere con forza e semplicità al tempo stesso. Perché spesso il malato non ha bisogno di risposte ma “solo” di poter fare domande ed essere accolto con le proprie paure e con la propria fragilità.

La dimensione spirituale dell’esistenza umana appartiene a tutti e se la normativa vigente riconosce che l’assistente spirituale è membro integrante dell’équipe di cure palliative è altrettanto vero che ogni professionista può trovarsi nella situazione di accogliere il bisogno spirituale del malato. Perché sia accolto, tale bisogno va prima riconosciuto. Perché sia riconosciuto, tale bisogno va prima conosciuto. Così come per poter stare accanto all’altro che muore, è necessario aver compreso e accettato nella propria vita l’idea della propria morte.

La consapevolezza della mortalità, coltivata all’interno di una matura visione del vivere e del morire, fornisce strumenti preziosi per rendere la propria assistenza professionale di alta qualità. Aumentando la resilienza, diminuendo l’ansia del cambiamento e la paura della morte, possiamo avvicinarci un po’ di più alla comprensione di chi siamo.

Per questo motivo, dunque, il CSF di Fondazione VIDAS propone un percorso annuale ai professionisti delle cure palliative che sentono il bisogno di fermarsi a riflettere insieme su questi temi potendo fare anche “esperienza” di spiritualità.

Per maggiori informazioni consulta la brochure:

Spiritualita-Esterni_2021-2022

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