Chi vive con una malattia inguaribile affronta una condizione di sofferenza fisica e psicologica che nessuno può comprendere fino in fondo. In questi momenti, le parole contano moltissimo, ma proprio per questo possono essere difficili da trovare. La famiglia e le persone che si relazionano con chi non può più guarire si sentono spesso impreparate e disorientate: Cosa posso dire? Quali parole di conforto per chi soffre possono davvero aiutare, senza risultare vuote o inappropriate?
Comunicare con chi affronta una malattia inguaribile è un gesto delicato. Non servono frasi perfette, né risposte pronte: c’è bisogno soprattutto di autenticità, ascolto e presenza sincera. Proprio per paura di dire qualcosa di sbagliato, molte persone scelgono il silenzio. Altre, al contrario, preferiscono incoraggiare a ogni costo.
Di cosa dire o non dire ne abbiamo parlato con Francesca Brandolini, responsabile dell’area psicologia di VIDAS, che ci ha aiutato a riflettere su ciò che può davvero essere di aiuto e cosa evitare. Per imparare a offrire un conforto che sia reale, rispettoso e umano.
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Malattia inguaribile: sono due parole che suonano come una condanna. E se è vero che negli ultimi anni sono stati fatti passi da gigante per garantire a tutti i malati inguaribili assistenza completa e gratuita, resta la complessità di una condizione di vita che nessuno di noi può comprendere fino in fondo sino a quando la sorte non ci mette eventualmente nella necessità di indossare proprio quei panni.
Ricevere una diagnosi di malattia inguaribile è come veder crollare, all’improvviso, tutto ciò che sembrava solido: progetti, abitudini, futuro. Il tempo si restringe, il corpo cambia, l’autonomia si perde. E mentre chi è malato o malata cerca di riorganizzare la propria esistenza intorno a una nuova realtà, chi sta vicino si trova spesso senza strumenti e senza parole. Il dolore altrui fa paura, e la paura può paralizzare o portare a reazioni che, seppur animate da buone intenzioni, rischiano di ferire: frasi che minimizzano, incoraggiamenti forzati, confronti fuori luogo. E invece chi non può più guarire è innanzitutto una persona viva, che sente la necessità di essere riconosciuta in un’identità complessa e sfaccettata che gli è appartenuta per una vita intera, ma che adesso viene messa in secondo piano, spesso cancellata, dalla propria condizione.
Ecco perché con l’aiuto della nostra psicologa Francesca abbiamo stilato un elenco di cose da dire e da non dire, nel tentativo di fornire uno spunto di riflessione a chi, ogni giorno, offre il proprio affetto a chi soffre.
Di fronte a una persona gravemente malata, trovare le parole giuste non è mai semplice. Spesso si è mossi da affetto sincero, ma alcune frasi comuni possono risultare inopportune, se non addirittura dolorose. Questo accade perché non tutte le frasi di incoraggiamento sono adatte a chi affronta una malattia inguaribile, soprattutto nei momenti più delicati. Alcuni messaggi rischiano di far sentire la persona giudicata o non compresa.
Ecco alcune frasi frequenti da evitare, con una spiegazione psicologica del perché possono risultare problematiche e un’alternativa più empatica che può aiutare a costruire un dialogo più rispettoso.
Quando si cercano le parole giuste per stare accanto a una persona gravemente malata, è importante che le frasi siano autentiche, centrate sulla sua esperienza e non generiche. Ecco cinque frasi di conforto per chi soffre e del perché possono rappresentare una scelta adatta.
Queste parole di conforto per chi soffre non solo esprimono vicinanza, ma anche empatia concreta. Offrono la possibilità di lasciare libera la persona, che può decidere se aprirsi, raccontarsi o rimanere in silenzio. Sono un atto di gentilezza e di amore che può portare un po’ di calore in momenti molto difficili.
Trovare le parole giuste per chi sta vivendo un momento di fragilità, come una malattia o una diagnosi importante, non è semplice. Si ha spesso paura di dire troppo o troppo poco. E allora si resta in silenzio. Ma anche un messaggio breve, se autentico, può diventare un abbraccio che arriva nel momento giusto.
A volte basta scrivere: “Non so bene cosa dire, ma ci sono”, una frase semplice, che non pretende di consolare, ma che mostra presenza e rispetto. Oppure: “Oggi ho pensato a te. Se ti va, scrivimi o chiamami. Anche solo per raccontarmi com’è andata la giornata.”, un messaggio che lascia spazio, che non forza, ma che fa sentire che dall’altra parte c’è una persona pronta ad ascoltare.
Anche chiedere “Come ti senti oggi?” può fare la differenza. È una domanda che guarda all’adesso, al presente, e che comunica attenzione sincera, molto più di un generico “Come stai?”.
In generale, un messaggio non deve essere perfetto, basta che sia vero. Meglio evitare frasi fatte come “Andrà tutto bene” o “Devi essere forte”, che rischiano di sembrare lontane, quando invece l’unica cosa che conta è esserci.
Quando si scrive a una persona malata di tumore o a chi sta vivendo un momento difficile, è importante che il messaggio non parli di chi lo manda, ma di chi lo riceve. Che lasci il tempo e il modo di rispondere. Che non chieda nulla in cambio, se non la possibilità di esserci. Ecco che anche un semplice “Ti penso” può diventare un dono prezioso.
La qualità della vita, soprattutto quando si affronta una malattia inguaribile, passa anche dalle parole. Dalle frasi che non feriscono e dalle conversazioni sincere e senza paura. Perché la cura non è solo medica: è anche relazione e presenza.
Noi di VIDAS questo lo sappiamo. Ogni giorno, accompagnando persone nei momenti più delicati della vita con percorsi assistenziali di cure palliative, ci prendiamo cura non solo del corpo ma anche della mente, delle emozioni, dei legami familiari. Guidati dalla nostra missione di offrire la miglior vita possibile a chi non può più guarire, lo facciamo attraverso un approccio integrato che mette al centro la persona, le sue esigenze, i suoi tempi.
In questo approccio, anche la comunicazione fa parte della cura: scegliere con attenzione le parole, offrire ascolto autentico, rispettare il silenzio quando serve. È così che si costruisce uno spazio di conforto, anche nei giorni più difficili.
Per questo, in VIDAS, ogni percorso di assistenza è fatto anche di frasi gentili, di vicinanza empatica, di cura relazionale.
Se desideri saperne di più sul nostro approccio o ricevere supporto, visita la pagina dedicata ai nostri servizi di assistenza oppure contattaci. Risponderemo a ogni tua domanda.