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17.06.2014  |  Volontari

Dopo quel gesto entrambi sappiamo che forse non potremo più salutarci

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Giordano, ecco un altro fantastico acquisto dell’ultimo corso volontari. Avrà anche qualche capello bianco (come dice lui) ma è giovane e con una carica di energia incredibile. Non so se è giusto dirlo ma è anche figlio di quest’Italia in crisi. Lui, che si è ritrovato suo malgrado con tanto tempo libero, ha pensato di riempirlo facendo qualcosa per gli altri. Per nostra fortuna ha cominciato da Vidas ed ora l’abbiamo in forza non solo in degenza ma anche sul domicilio. Ci racconta il suo ultimo saluto ad una signora che sicuramente resterà nel suo cuore.

Stasera sono stato di turno all’hospice. Solita trafila saluti, passaggi di consegne con le volontarie precedenti, raccolta di informazioni, confronto con l’infermiera per sapere se qualche degente necessita di particolari attenzioni. Per ultimo prendo il foglio con le notizie delle varie camere e mi accorgo che ci sono parecchi spazi vuoti… Niente di nuovo, oramai alle rotazioni sono abituato.

Mi cadono (o forse cerco) con gli occhi la camera Narciso e mi accorgo che è vuota.

Narciso di Kropsoq

Perché quella camera? Sicuramente perché da tanto tempo con Lei mi relazionavo in maniera particolare (il nipote grande che non ha mai avuto o la nonna che non ho avuto la fortuna di avere), sicuramente perché Lei amava la chiacchierata, sicuramente perché durante i miei turni del giovedì non ho mai incontrato nessuno che le portasse serenità e compagnia… sicuramente perché la scorsa settimana sia io che Lei abbiamo capito che forse era l’ultima occasione per stare un pochino insieme.

È un giovedì come gli altri quello precedente, solo che Lei non sta bene, non si alza è debolissima, riesce a fatica a comunicare flebilmente. Nel pomeriggio la saluto, ma è molto provata, la malattia sta consumando quel poco che di Lei è rimasto e continua a sonnecchiare. Mi prende la mano e malgrado tutto mi accenna un sorriso, io la bacio e le prometto che torno più tardi, la lascio riposare. Le porto la cena ma mi accorgo che non è in grado di mangiare da sola quindi mi fermo e la imbocco per quel poco che ancora riesce a deglutire. Mi invita a rallentare la frequenza. In qualche maniera si alimenta.

Prima di andarmene, a fine turno, passo a vedere se è sveglia per salutarla. La bacio come al solito e gli auspico, con il solito mio modo di fare, di passare una buona settimana come se fosse tutto normale… mi ferma e con un sottile filo di voce mi chiama a sé, vuole che mi avvicino e come un Angelo stavolta è Lei che mi bacia sulla guancia e mi sorride.

Dopo quel gesto entrambi sappiamo che forse non potremo più salutarci, che forse non potremo più scherzare e parlare. Esco, e i brividi mi accompagnano ogni qualvolta ripenso a questo episodio per tutta la settimana… il destino ha voluto che io abbia potuto per l’ultima volta salutarla nella camera del seminterrato G questa sera dopo una breve preghiera, un ultimo bacio e un arrivederci cara la mia nonnina.

Tutte queste emozioni, anche a una persona navigata e vissuta (solo perché ho i capelli bianchi) lasciano dentro un senso di serenità, gioia, pace e la cosa più importante la consapevolezza di aver fatto qualcosa di semplice ma estremamente gradito ripagato all’ennesima potenza… buona notte, altrimenti potrei andare avanti per ore e non mi sembra il caso.

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