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24.08.2023  |  Volontari

A Milano per scelta: Tiziana e Maurizio raccontano la loro estate come volontari in Casa Sollievo Bimbi

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Articolo di Simona Buscaglia originariamente pubblicato sul Corriere della Sera

Tiziana e Maurizio

Marito e moglie hanno 67 anni, si sono conosciuti a 17 e hanno deciso di trascorrere luglio e agosto in città come volontari nella Casa Sollievo Bimbi

«Per noi essere volontari è una restituzione di quello che abbiamo avuto: la vita ci ha regalato tanto. Siamo nati in un Paese occidentale, abbiamo una bella famiglia, e specialmente adesso che ci occupiamo di bambini nati con gravi malattie e prospettive di vita ridotte, capiamo davvero il valore di quella fortuna che noi davamo per scontata». Tiziana Soncini e il marito Maurizio hanno 67 anni, vivono a Niguarda, stanno insieme da quando avevano 17 anni e hanno deciso di non andare in ferie, di rimanere in città a Milano per aiutare l’associazione Vidas per la quale sono volontari.

I due mesi estivi di luglio e agosto sono infatti il momento dell’anno in cui è più difficile coprire i turni e dove c’è più bisogno di supporto. Svolgono entrambi attività alla Casa Sollievo Bimbi, un hospice pediatrico che offre cure palliative per bambini e adolescenti malati. Maurizio è autista ed è volontario anche all’interno della struttura con i bambini e le famiglie, come Tiziana, che è volontaria anche nell’assistenza a domicilio con gli adulti.

Maurizio aiuta un paziente in carrozzina ad auscire dall'auto

Quanto vi impegnerà l’attività di volontari in estate?

«In Casa Sollievo Bimbi solitamente il turno è una volta alla settimana, ma nei due mesi estivi capita di coprire anche altri turni vacanti. Al momento, essendo entrambi in pensione, abbiamo più tempo libero che vogliamo utilizzare per dare una mano. Io ho lavorato tanti anni nel settore amministrativo e mio marito era un libero professionista  con uno studio di gestione di patrimoni immobiliari. Erano tanti anni che pensavamo di dedicare parte del nostro tempo agli altri, ma non riuscivamo per via del lavoro».

Siete diventati volontari insieme?

«No, prima ha iniziato mio marito in Vidas, io ero un po’ titubante all’idea di intraprendere un percorso che mi sembrava molto difficile, con pazienti molto malati. Poi però la sua esperienza positiva mi ha spinto a provare. E devo dire che quello che torna indietro è davvero incredibile».

Ad esempio?

«Abbiamo a che fare con giovani che hanno gravi disabilità: magari non vedono e non parlano, ma con i corsi di musicoterapia riescono a esprimere moltissimo, traspaiono la loro personalità, i loro gusti. Vedi ogni volta la luce brillante che hanno dentro, la loro gioia contagiosa quando riescono ad avere sollievo dal dolore. Anche le famiglie, nonostante le difficoltà, hanno una forza che non si può descrivere a parole. Mi chiedo spesso se nei loro panni avrei reagito allo stesso modo».

Tiziana e Maurizio nel Day Hospice pediatrico di VIDAS

Ci sono stati dei momenti di sconforto nell’affrontare la vostra attività?

«Siamo formati e abbiamo sempre degli incontri periodici con lo psicologo messo a disposizione dell’associazione, che non ci lascia mai soli. La nostra è un’attività di supporto e ascolto, per le attività sanitarie c’è il personale infermieristico. Quando aiutiamo gli altri, aiutiamo comunque anche noi stessi. Alla fine il lavoro di volontario non è un obbligo, lo facciamo perché vogliamo. Rinunciare alle ferie nei due mesi estivi di luglio e agosto non è un sacrificio per noi».

C’è qualcosa di questa esperienza che ha cambiato il vostro modo di guardare il mondo?

«Riesci a cogliere i dettagli. Veniamo in contatto con culture, estrazioni sociali e storie diverse, quindi riusciamo ad avere un punto di vista inedito e approfondito su molti aspetti della quotidianità, guardando le cose con gli occhi dell’altro. E poi si apprezza il vero valore del tempo: per le persone che vediamo in queste situazioni qualche mese può fare la differenza. I piccoli traguardi si riempiono di significato».

Tiziana e Maurizio in Casa Sollievo Bimbi

L’aspetto più difficile da affrontare?

«A volte, soprattutto con i percorsi più lunghi, è difficile lasciare andare, ma la reazione al dolore di ogni persona è diversa, quindi il lavoro che siamo chiamati a fare è quello di bilanciare nella relazione i bisogni dei piccoli pazienti e delle loro famiglie. Per questo, oltre alla formazione abbiamo anche incontri di gruppo con gli altri volontari per condividere le difficoltà e le dinamiche che affrontiamo».

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