“Penso alla parola gratitudine e mi viene in mente la storia di Manuel. L’incontro con lui, il dono dell’amicizia spontanea e senza sovrastrutture, la sua fiducia, la capacità di ascoltare, aspettare l’interessarsi all’altro nonostante la sua fragilità: tutto ha concorso nel confermarmi la profondità e il piacere di condividere una tappa del suo cammino”.
La quotidianità, le piccole cose, diventano il loro linguaggio comune nonostante le rispettive diversità.
“Da questo deriva il mio sentimento di gratitudine: inizi come un’estraneo che entra nella sua vita e lui accetta le mie azioni e la mia presenza.”
La gratitudine abbraccia e include i pazienti e chi si prende cura di loro. “La vera magia avviene quando da entrambe le parti si riconoscono spazi di bene da accogliere e nei quali muoversi insieme per un po’, fragili entrambi, seppure in modo diverso, certi di non bastare mai a noi stessi.”
“Manuel mi ha fatto capire una cosa fondamentale, ossia che non sempre il dolore dell’altro “contagia”, ma al contrario molte volte restituisce e ricostruisce. E inoltre mi ha confermato che possiamo sempre fare spazio nel nostro cuore, aprire alla vita fino alla sua conclusione, accogliere e accoglierci a vicenda.”
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