Giovanni racconta la sua esperienza con una serenità che colpisce subito. A 68 anni, una carriera lunga e gratificante alle spalle, la sua vita si è riempita di soddisfazioni personali e familiari. “Se devo scegliere un termine, direi che non ho ‘rimpianti’. Nella mia vita professionale ho scalato tutte le posizioni fino a diventare dirigente in un’azienda commerciale e devo dire che ho avuto le mie soddisfazioni. Sono riuscito a permettere alle mie figlie di studiare, e le loro soddisfazioni sono diventate anche le mie, come padre.
“Una delle cose di cui sono più orgoglioso è proprio aver potuto far crescere le mie figlie a un livello culturale e di istruzione che io non ho avuto la possibilità di raggiungere.”
Quando è arrivata la diagnosi di tumore alla prostata, Giovanni l’ha affrontata con la stessa trasparenza e concretezza che caratterizzano il suo racconto. “All’inizio, mia moglie cercava di addolcirmi la situazione. Un giorno, mentre ero ancora ricoverato al San Carlo, le ho detto: ‘Senti, non illudiamoci. Io non mi illudo più, e se non ti illudi neanche tu, stiamo meglio entrambi.’ E lei mi ha risposto: ‘Sì, hai ragione.’” E da lì hanno continuato insieme su questo difficile percorso.
Il momento in cui ha conosciuto VIDAS ha segnato una tappa fondamentale. “Sono stato accolto in un modo che, francamente, non mi aspettavo. Avevo già sentito parlare di questa realtà, soprattutto perché abito a poche centinaia di metri, e alcuni amici o parenti di amici sono stati seguiti qui e quindi ho insistito a venire, perché si erano trovati bene. E infatti appena sono arrivato ho capito che qui potevano aiutarmi a gestire il dolore.” La cosa più importante per Giovanni, che ha ben chiaro cosa conta davvero in questa fase della vita: “Nella mia situazione non hai più aspirazioni o desideri come fare le ferie alle Maldive. Ora, la mia soddisfazione è riuscire a gestire il dolore.”
La sua filosofia è semplice, quasi disarmante: arrabbiarsi non serve. “Mi sono arrabbiato anche io, è inevitabile, ma si è trattato di lampi, momenti passeggeri. Dopo ho iniziato a chiedermi: quali sono le cose che mi piacevano prima? Guardavo lo sport, uscivo con gli amici… bene o male, qui riesco ancora a fare le stesse cose.”
Giovanni guarda al futuro con una serenità profonda:
“Oggi sono qui, domani non ci sarò più, e spero di lasciare un buon ricordo ai miei familiari, alle mie figlie, agli amici. Questo è ciò che conta per me.”