
Prepararsi alla propria morte è qualcosa che molte persone iniziano a fare già dopo una diagnosi di malattia inguaribile. Non è un passaggio obbligato, né uguale per tutti: c’è chi lo affronta con consapevolezza, chi con dolore, chi con un misto di emozioni che cambiano nel tempo. Non c’è una strada giusta o sbagliata, ogni modalità merita rispetto e ascolto.
Ogni cultura, come raccontato nel nostro articolo “Il lutto nelle diverse culture del mondo”, le ha dato parole, riti, silenzi. Eppure, in ogni contesto, c’è un filo comune: il bisogno profondo di essere accompagnati. Per questo, sapere come prepararsi alla propria morte, dal punto di vista pratico ed emotivo, può offrire sollievo e orientamento. Significa affrontare con maggiore serenità alcuni aspetti medici, come la pianificazione condivisa delle cure, ma anche quelli burocratici, come le DAT (Disposizioni Anticipate di Trattamento) o le scelte sul rito funebre. Vuol dire aprirsi a un percorso psicologico e relazionale, che coinvolge anche chi è accanto a te e ti accompagna ogni giorno.
In questo articolo proviamo a raccontarti tutto questo. Per aiutarti a fare spazio alla consapevolezza, senza paura.
Questa lettura è rivolta a chi desidera “aprirsi” all’argomento della propria morte. Se invece desideri comprendere come stare accanto a qualcuno che ami in questa fase, ti consigliamo di leggere “Accompagnamento alla morte: guida per caregiver”, l’approfondimento dedicato a chi vive il lutto e l’accompagnamento.
Indice
Parlare della propria morte significa, prima di tutto, riconoscere la paura che la accompagna. È un’emozione naturale, spesso più diffusa di quanto si pensi, che può manifestarsi come ansia, angoscia o timore dell’ignoto.
La paura della morte non riguarda solo la fine in sé, ma anche la possibilità della sofferenza, della perdita di controllo o della separazione dalle persone amate. Riconoscerla e darle voce è il primo passo per imparare a conviverci con maggiore serenità.
La death education, come raccontato nel nostro articolo “Death education: un’educazione alla consapevolezza della morte”, aiuta proprio a questo: a considerare la morte come parte della vita e a costruire strumenti interiori per affrontarla senza negarla. Attraverso la riflessione, il dialogo e l’ascolto, è possibile nominare ogni emozione, condividerla e riconoscerla come parte del percorso umano.
Accettare la paura della morte non significa superarla completamente, ma imparare a darle un posto. Quando accade, anche il fine vita può trasformarsi in uno spazio dove la consapevolezza lascia emergere la calma e la gratitudine per ciò che si è vissuto.
Prepararsi alla morte significa prendersi cura della vita, fino alla fine. Quando una persona riceve una diagnosi di malattia inguaribile, il tempo assume un valore diverso. Compaiono nuove domande e paure, ma anche un desiderio profondo di conservare dignità e autonomia. In questo percorso le cure palliative offrono un aiuto concreto e umano: si prendono cura del dolore fisico e di tutto ciò che accompagna la sofferenza, sostenendo anche la mente e le relazioni.
Le cure palliative sono un insieme di interventi sanitari, psicologici e sociali che mirano a garantire la miglior qualità di vita possibile fino alla fine. Al centro c’è sempre la persona, con i propri bisogni e desideri. Possono essere garantite a domicilio o in Hospice, e vengono coordinate da un’équipe multidisciplinare che costruisce con la famiglia un percorso di cura su misura chiamato Piano Assistenziale Individualizzato (PAI).
Le cure palliative non solo offrono sollievo dal dolore e dai sintomi della malattia, ma rappresentano anche un modo concreto di prepararsi alla morte. Sono, infatti, un approccio che mira, tra l’altro, a riconoscere la morte come un passaggio naturale e accompagnare, senza anticipare né posticipare, il momento del congedo. È attraverso le cure palliative, inoltre, che i caregiver e le famiglie sono sostenute nel percorso finale e nel periodo del lutto.
Prepararsi alla morte significa anche riconoscere e accogliere le emozioni che emergono nel tempo. Quando una persona convive con una malattia inguaribile, non è solo il corpo a cambiare: anche la mente attraversa paesaggi complessi, fatti di paura, tristezza, rabbia ma anche, in alcuni casi, di gratitudine e serenità inaspettata. Ogni sentimento ha un senso e merita ascolto.
In questi momenti il supporto psicologico (per sé e per i propri cari) diventa un punto di riferimento prezioso.
Nel nostro quotidiano, ad esempio, gli psicologi e le psicologhe di VIDAS aiutano il o la paziente a dare voce a ciò che si prova, a mettere ordine nel disorientamento, a trovare parole e strumenti per affrontare il dolore e la paura. Parlare, condividere e chiedere aiuto possono restituire equilibrio, ridurre l’ansia e rendere più sopportabile la fatica.
Attraverso il sostegno al lutto e i nostri altri servizi di supporto psicologico, ci prendiamo cura delle famiglie anche dopo la perdita, perché il cammino di cura non si interrompe con la morte: continua nella memoria, nell’elaborazione e nella ricostruzione di un nuovo equilibrio.
La preparazione alla morte include anche la pianificazione anticipata, un importante modo di esercitare la propria libertà fino all’ultimo istante. Quando si vive una malattia inguaribile, sono tante le domande che emergono: cosa accadrà, chi parlerà per me se non potrò più farlo. Pensarci per tempo aiuta a ridurre l’ansia e a restituire il controllo. Decidere quali cure ricevere e cosa si preferisce per il futuro e il momento della morte sono scelte importanti che tutelano la persona e alleggeriscono anche i familiari da scelte difficili.
Pianificare in anticipo è importante e non toglie valore al presente: lo rafforza, perché permette di vivere sapendo che i propri desideri saranno rispettati. Le Disposizioni Anticipate di Trattamento consentono, infatti, di indicare in anticipo la propria volontà rispetto alle cure mediche, per quei momenti in cui non si sarà più in grado di comunicarla.
Molte persone trovano conforto nel sapere che il proprio percorso sarà guidato da decisioni consapevoli e rispettate. Le testimonianze di chi ha affrontato questo passaggio, come “Giuseppe, che non voleva morire attaccato a una macchina” o di chi ha espresso il desiderio di ”morire tranquillo”, raccontano quanto sia importante poter scegliere, sentirsi ascoltati e mantenere la propria dignità fino alla fine.
Anche prepararsi alla morte organizzando le cose pratiche non significa arrendersi, ma alleggerirsi. Arriva un momento in cui mettere ordine diventa un modo per prendersi cura anche di chi verrà dopo. Occuparsi dei documenti, degli oggetti, delle piccole questioni quotidiane permette di vivere con più serenità e di lasciare un ricordo limpido, privo di incomprensioni.
Ecco alcuni passaggi utili:
Ogni gesto di ordine è una forma di affetto che permette di lasciare tracce chiare, evitare pesi inutili e offrire a chi resta la possibilità di concentrarsi sul ricordo e non sulla fatica della gestione.
Leggere, ascoltare, confrontarsi può aiutare a dare un senso nuovo al tempo che resta, e i libri e i saggi che affrontano la morte possono accompagnare questo cammino di consapevolezza.
Tra gli autori e le autrici che hanno saputo raccontare il fine vita con lucidità e poesia ci sono tante voci, italiane e straniere, che, come in una conversazione intima, insegnano a guardare la morte come parte della vita.
“Gratitudine” (Adelphi Edizioni), ad esempio, è una raccolta di scritti che rappresenta la lettera di congedo del neurologo Oliver Sacks. Una lettura che offre riflessioni che aprono lo sguardo e valorizzano il potere dell’accettazione.
Ma anche “La grande festa” di Dacia Maraini traccia un’intensa riflessione sulla morte e l’amore, con delle importanti considerazioni su come le varie culture convivono con essa.
Anche in VIDAS abbiamo raccolto molte letture che parlano di questo tema. Tra i tanti titoli disponibili, ricordiamo Oscar e la dama in rosa: una riflessione, Accabadora, tra storia e mito sardo e Al giardino ancora non l’ho detto, il diario di Pia Pera. Opere diverse che racconta la vita di fronte alla sua fine, mostrando che anche nell’attesa può esserci spazio per la scoperta e la gratitudine.
In VIDAS crediamo che prepararsi alla morte significhi rispettare la vita in ogni suo momento, fino alla fine. Le nostre équipe multidisciplinari accompagnano le persone e le loro famiglie offrendo cure palliative, ascolto e presenza, perché curare vuol dire garantire la miglior qualità di vita possibile, rispettando la dignità e i desideri di ciascuno. Dal sostegno medico e psicologico fino ai percorsi di death education, il nostro impegno è aiutare le persone a prepararsi alla morte, riconoscendo la bellezza fragile e piena della vita.
Se stai affrontando un percorso di malattia e desideri informazioni e sostegno sui diversi aspetti legati alla preparazione alla morte, o semplicemente senti il bisogno di parlare con chi può comprenderti e accompagnarti con sensibilità, noi di VIDAS siamo qui per te. Possiamo aiutarti a orientarti tra le cure palliative, le decisioni da prendere, gli aspetti pratici e quelli emotivi di questo tempo, offrendo ascolto e presenza.
Che tu abbia una domanda, un dubbio o solo il desiderio di condividere un pensiero, puoi contattarci: ti accoglieremo con attenzione e umanità.